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La bravura, da definizione, è “la capacità accompagnata da un senso di facilità e di sicurezza nello svolgimento di un compito”. Si riferisce, dunque, a quanto sono capace di fare qualcosa in uno specifico momento ed in quel contesto. Alcuni possono averla di natura, altri impiegano tutte le loro forze nel riuscire a ottenerla, ad altri ancora bastano poche spiegazioni per eccellere.

Perché ti sto parlando di questo? Per dire che nella mia professione, e in particolare nel disegno tecnico, a volte la bravura non basta.

Disegno tecnico: dal tecnigrafo a oggi

disegno tecnico

Un disegnatore che poteva essere bravissimo nel 1970, non sarebbe mai produttivo nel 2021.
Sembra banale, no?  Banale, ma molto spesso è un aspetto sottovalutato. 

Negli anni ci sono state evoluzioni in tutti i settori della progettazione meccanica

  • nei macchinari con i quali costruire i particolari
  • negli strumenti usati per assemblare e controllare i gruppi
  • nei sistemi di imballaggio e trasporto
  • e in quasi tutti gli strumenti del processo.

Dal disegno a mano con il tecnigrafo sulla carta da lucido, ai primi CAD 2D e CAD 3D, fino ai sistemi di adesso che sfruttano i dati legati a specifici modelli e disegni. Per non parlare poi di PDM, PLM, Intelligenza Artificiale, Additive Manufacturing, Realtà Virtuale ed Aumentata, modellazione in cloud, design generativo… e così via.

Per quanto un progettista sia sempre stato dotato di grandi capacità nel disegno tecnico, convieni con me che nel mondo di oggi non può sopravvivere, se non con un po’ di sano aggiornamento

Se il software richiede l’aggiornamento, perchè un progettista non dovrebbe?

Il disegno è un linguaggio tra i più antichi al mondo, usato dagli uomini primitivi per esprimersi verso i propri simili su ciò che li circondava.

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Grotta del Genovese a Levanzo

Anche il disegno tecnico è un linguaggio: possiede abbreviazioni e simboli codificati che racchiudono informazioni importanti ed essenziali su come devono essere fatte le cose. Per farti alcuni esempi concreti, possiamo trovare delle diciture convenzionate:

  • per uno specifico pezzo
  • su quale materiale deve essere usato per realizzare un prodotto
  • su quale processo produttivo utilizzare
  • per quali forme assume l’oggetto in una determinata fase del processo
  • con quali strumenti devono essere controllate e le dimensioni di quel componente
  • per capire in quale modo sono assemblati tra di loro i pezzi per comporre il macchinario

Questo linguaggio è il modo attraverso cui il progettista trasferisce le informazioni su ciascuna fase di realizzazione che ci porterà a vedere il prodotto ultimato.

Proprio perché è un linguaggio che esiste da molto tempo, è inevitabile che debba essere in continua evoluzione. Come ben sappiamo però, l’unica cosa che fa più fatica a trasformarsi nel tempo sono le vecchie e care abitudini.

Realizzando il disegno tecnico a mano e non essendoci il “copia e incolla”, anche l’aspetto grafico da semplice e basilare, si è arricchito nel tempo di moltissime informazioni e dettagli, che in origine non potevano essere riportate in ogni foglio.

Infatti, una volta si semplificava e ci si concentrava sul concetto rappresentativo di quanto si voleva trasmettere: ora invece si vuole a tutti i costi che il disegno tecnico rappresenti geometricamente alla perfezione il modello di partenza

Disegno tecnico: vantaggi e nostalgie

Da una parte, il disegno tecnico realizzato tramite software ha il vantaggio di rendere più veloce il processo mentale e di vedere componenti ed assiemi come se fossero costruiti; dall’altra parte disabitua il nostro cervello a ricostruire mentalmente il modello partendo dalle viste e dalle sezioni 2D, tipiche del disegno tecnico “vecchio stile”.

I must have del progettista “classico”:

  • Prima dovevi essere bravo a sapere cosa volevi fare e conoscere alla perfezione le basi del disegno per comporre le viste, ossia le parti del disegno.
  • L’immaginazione doveva essere sempre in gran forma: bisognava pensare mentalmente all’oggetto fisico – che ancora non esisteva – e immaginare di vederlo da varie angolazioni. Da sopra, attorno, e anche all’interno per dettagliare sezioni e percorsi che spesso si snodavano in 3D.
  • Non ci si poteva poi dimenticare delle sezioni, a volte anche “creative”, per rappresentare al meglio determinate parti dell’oggetto ed utilizzarle come supporto per mettere le dimensioni, i segni di lavorazioni, le annotazioni…

Per i colleghi che stanno leggendo: vi ho fatto scendere una lacrimuccia?

Adesso la parte geometrica – e quindi viste, sezioni, dettagli e così via – è generata dal software in automatico. Ma una cosa non cambia: rimane sempre la necessità di conoscere come vanno visualizzate tutte queste parti, per leggerle correttamente e verificare che quello che il software posiziona nella tavola del disegno tecnico sia il linguaggio corretto.

Le vecchie abitudini del disegno tecnico

Ne riporto qui solo alcune: 

  • Sicuramente sei meno attento nella realizzazione del disegno: correggere il disegno nel modello a CAD è più veloce di una volta, anche il più piccolo errore comportava l’uso della gomma, lametta, china, radex…e ripartire daccapo, sempre a mano.
  • Le varie normative sono cambiate e continuano a farlo: così come i processi, i materiali, le tecnologie. Nel corso del tempo si sono evolute ed hanno cambiato il linguaggio. La definizione degli acciai? Cambiata. Il sistema delle tolleranze/rugosità? Cambiato. E potrei continuare ancora a lungo.
  • Usare le formule nelle quote, la parametricità del disegno che “semplifica la vita” e garantisce di avere misure aggiornate, collegate tra loro e congruenti in tutte le viste e i singoli dettagli del disegno. Ma chi –  come me – nasce con il disegno tecnico 2D tende ad applicare i processi di disegno 2D al 3D. Se non sei abituato, non ti accorgi di usare le tecniche del passato. Un tempo, le quote venivano messe una volta solamente in una specifica vista. Questo perché, quando si aggiornava il disegno, si riduceva la possibilità di lasciare la stessa quota non aggiornata su viste/parti diverse del disegno, creando dubbi.
  • Anche nel disegno tecnico fatto al computer si vede “la mano” di chi lo fa: così anche nello sviluppo software o nel design. 
  • Per non parlare della cosiddetta “cosmetica di tavola” che dava ordine al disegno e facilità di lettura, era un percorso di apprendimento fantastico. Si partiva ricavando i disegni costruttivi dagli studi fatti da altri. Così, si imparavano tutti i dettagli e i processi mentali che portavano ad avere le competenze per scalare da disegnatore a progettista. 

L’avrai capito: le cose sono cambiate. Adesso i tempi sono molto più veloci e ristretti, ma rimane una certezza: per chi ha curiosità e volontà di imparare, ci sono possibilità di acquisire competenze ed informazioni che una volta non esistevano.

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Aggiornamento e flessibilità: il mix vincente per il disegno tecnico fatto bene!

Arriviamo così alla grande sfida: chi nasce disegnando con il 3D, per quanto skillato possa essere, fatica a leggere i disegni 2D e a ricostruire mentalmente il modello a partire dalle viste; mentre chi ha iniziato a disegnare in 2D tende ad applicare alla modellazione 3D gli stessi processi e criteri che utilizzava quando il modello non esisteva.

In entrambi i casi è evidente che ci sono delle difficoltà di approccio e, come sempre, il mix delle competenze è vincente!

Ci sono alcuni settori che per tradizione o per approccio mentale non sono ritenuti particolarmente innovativi o digitali e questa “scusa” tende a giustificare il fatto di rimanere sempre sui propri passi. Godendo di una storia molto lunga, la meccanica è vista come un settore dove l’innovazione trasversale è difficile. Nel corso del tempo si è abituata ad avere cambiamenti ed evoluzioni più lente rispetto ad altri settori più giovani.

Indipendentemente dal contesto, la vera difficoltà rimane sempre una: cambiare il proprio mindset.
La formazione e l’aggiornamento in ogni settore sono ormai fondamentali, senza dimenticare una buona dose di costanza.

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Sono Socio e General Manager di Kreacta, un brand di 10 i cube srl. Ho svolto in più occasioni il ruolo progettista meccanico e responsabile di prodotto in importanti aziende nel settore delle macchine utensili e della Ricerca Scientifica. Opero da oltre trent’anni nella progettazione meccanica e nella consulenza industriale, con esperienze anche nei settori di sviluppo del software, piattaforme web, realtà virtuale ed aumentata e sistemi interattivi.

Paolo Dal Fabbro